Altri Paesi in cui è consentita la maternità surrogata

Nel Regno Unito è consentita solo la gestazione per altri su base “altruistica” e i genitori intenzionali devono risultare effettivamente residenti in Inghilterra.

Dopo il parto sul certificato di nascita del neonato viene indicato il nome del padre biologico e della portatrice. Entro i sei mesi successivi, con l’assistenza di un avvocato del luogo, bisogna chiedere la modifica del certificato per eliminare il nome della donna o sostituirlo con quello della madre intenzionale. La Corte deve verificare che la procedura si sia svolta correttamente, senza passaggio di denaro, a eccezione del rimborso delle spese della portatrice e che il neonato sia stato fin dalla nascita affidato alle cura dei genitori intenzionali. Su questa base il neonato potrà ottenere il nuovo certificato di nascita e i genitori chiedere al consolato italiano un documento provvisorio per l’espatrio. Al rientro faranno trascrivere il nuovo certificato, apostillato e tradotto, allo Stato Civile del proprio comune di residenza.

In Grecia la maternità surrogata non è consentita alle coppie gay ed è autorizzata dal tribunale solo in presenza di comprovate ragioni mediche che impediscono la gravidanza. Bisogna dar prova di vivere in Grecia per il tempo della procedura e non è consentita la gestazione commerciale.

Esistono molti altri Paesi al mondo in cui si pratica la gestazione per altri e il panorama è in continuo mutamento. In alcuni, come lo stato di Tabasco, in Messico, la maternità surrogata è possibile ma vietata agli stranieri. In altri non è regolamentata pur non essendo vietata e questo non ci dà elementi per capire se la procedura si svolge nel rispetto dei diritti di tutte le parti in causa. Oppure vi sono Paesi, come il Nepal, la Thailandia o l’India, in cui a prescindere dalla normativa o dalle linee guida che possono prevederla, non è possibile avere nessun rapporto con la gestante, impedendo quindi di verificare che la sua scelta sia veramente libera.