Maternità surrogata: questioni legali

Nonostante sia una pratica conosciuta e attuata da ormai alcuni decenni, la maternità surrogata continua a porre vari problemi in campo legale. Sono però questioni quasi sempre risolvibili se trattate con la giusta attenzione.
Il principio su cui si basa questa pratica è che siano genitori coloro che trasmettono il proprio patrimonio genetico. Quindi colei che porta avanti la gravidanza e partorisce un bambino che non ha i suoi geni, se decide di non si assumersi la responsabilità del bambino, non ne sarà la madre legale.

Questo principio, per essere applicato, deve essere consentito da una normativa o da precedenti giudicati. Quindi è necessario recarsi in un Paese che riconosca formalmente la genitorialità genetica e regoli con chiarezza il passaggio di diritti e doveri dalla portatrice ai genitori biologici.

Un contratto preciso e dettagliato, che elenchi diritti e doveri di tutte le parti in causa e chiarisca ruoli e compiti di ognuno, garantisce trasparenza e sicurezza per tutta la procedura anche in merito alla libertà di scelta della gestante.
Inoltre, se stipulato in maniera adeguata, così da superare il rigoroso controllo dell’autorità giudiziaria, il contratto garantirà un certificato di nascita nel quale sarà genitore chi ha trasmesso il patrimonio genetico. Il documento, legittimo e basato su dati accertabili, sarà trascritto nei registri di Stato Civile italiano.

I diversi Paesi in cui è possibile praticare la maternità surrogata hanno abitudini e normative differenti e il rientro in Italia è sempre un momento delicato e complesso. Data la situazione consigliamo quindi di reperire tutte le informazioni possibili prima di affrontare il processo di surrogazione. Questo dovrebbe mettere in condizione i genitori intenzionali di saper riconoscere per tempo le situazioni critiche e poter intervenire per evitarle o prendere provvedimenti adeguati.